La Carbon Footprint strumento strategico nel percorso verso la sostenibilità

carbon footprint

La carbon footprint, definita anche impronta di carbonio o impronta climatica, è un indicatore ambientale che misura la quantità di emissioni di gas serra generate da un prodotto, da un servizio, un’attività o un’organizzazione.

La rendicontazione delle emissioni di carbonio, relativa ad una attività o a prodotti e servizi, costituisce la disclosure di uno degli impatti ambientali maggiormente dannosi per il pianeta ove gli effetti negativi del riscaldamento globale dovuti all’aumento della concentrazione proprio di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera sono innegabili ed evidentissimi.

La concentrazione della CO2 nell’atmosfera è aumentata del 50% rispetto alla sua prima misurazione effettuata nel 1958 dal chimico statunitense Charles David Keeling della Scripps Institution of Oceanography presso una struttura della National Oceanic and Atmospheric Administration situata Mauna Loa, Hawaii. Inizialmente, l’incremento annuale  di anidride carbonica si aggirava intorno ai 0,50/0,90 ppm, mentre negli ultimi anni si riscontrano aumenti di 2/3 ppm.

Il valore attuale della concentrazione di CO2 in atmosfera è di 419,47 ppm in crescita di 1,28 ppm rispetto alla misurazione dello stesso mese dell’anno precedente, mentre l’incremento puntuale annuale (anno 2022 contro anno 2021) arriva persino a 2,11 ppm.

Semplificando molto il concetto, la conseguenza della massiccia presenza di CO2 e degli altri gas climalteranti (CH4, NO2, CFC, HCFC, PFC, SF6), è il riscaldamento della Terra. Ciò avviene in quanto tali gas assorbono energia e rallentano la velocità con cui questa viene dissipata nello spazio, in pratica agiscono come una coperta che isola la Terra.

A riprova di quanto appena detto, la temperatura combinata di Terra e oceano è aumentata a un tasso medio di 0,08 gradi Celsius per decennio dal 1880, ma se consideriamo il tasso medio di aumento degli ultimi trent’anni, questo valore raddoppia e raggiunge un aumento di 0,18 °C per decennio.

Secondo il Global Climate Report 2022 del NOAA National Centers for Environmental Information, ogni mese del 2022 si è classificato tra i dieci più caldi della storia, nonostante l’anomala influenza di raffreddamento causato dalla Niña nel Pacifico tropicale. Il mese più freddo è stato novembre che è stato “solo” di 0,75 °C più caldo della media.

Carbon Footprint: è ora di intervenire

Appare evidente la necessità di intervenire in tema di emissioni di gas climalteranti per prevenire ulteriori sconvolgimenti climatici in grado di distruggere interi habitat: si pensi alla desertificazione o allo scioglimento dei ghiacci.

Nell’ultima conferenza globale sul tema svoltasi a Parigi è stato raggiunto un accordo, non senza difficoltà, per mantenere l’aumento della temperatura media globale a +2°C. A tal fine l’Unione Europea ha indicato ai Paesi aderenti di ridurre dal 55 al 57% le emissioni rispetto al 1990. La normativa europea si muove in questa direzione: si pensi alle recenti proposte per l’efficientamento dei fabbricati, la messa a bando del motore termico, a tutte le iniziative del Green Deal.

Tra le numerose normative europee per la limitazione delle emissioni vi è l’Emission Trading Scheme a cui sono tenute ad aderire le attività particolarmente impattanti in termini di emissione di CO2. Tale Schema prevede una rendicontazione delle emissioni secondo lo standard ISO 14064 ed una successiva autorizzazione e tassazione delle emissioni di CO2.

In aggiunta a quanto sopra, molti istituti di credito valutano la sostenibilità aziendale come elemento di rischio per l’erogazione di finanziamenti. Questi ultimi vengono concessi esclusivamente a chi dimostra di essere compliance ai propri requisiti ambientali.

Inoltre, la prossima direttiva sulla rendicontazione non finanziaria imporrà di misurare e dichiarare i propri impatti ambientali a tutte le aziende quotate ed estende tale obbligo anche a tutte le grandi aziende (più di 500 dipendenti) a partire dall’esercizio finanziario 2024 nel modello di dichiarazione che è in fase di realizzazione da parte di EFRAG.

Fortunatamente, molte aziende lungimiranti hanno già introdotto nel proprio codice etico la rendicontazione e la mitigazione delle emissioni di gas climalteranti come vincolo sia per se stesse che per i propri fornitori.

Per quanto sopra esposto, deve considerarsi strategico ed essenziale per un business che abbia un impatto significativo in termini di emissione di gas serra intraprendere un percorso finalizzato a comprendere l’impatto della nuova normativa riguardo ai limiti regolatori – attuali e futuri – , per l’accesso al credito, per la continuità di business.

La rendicontazione effettuata secondo lo schema ISO 14064 e gli standard protocol IPCC e GHG sono certamente gli strumenti più idonei per affrontare la problematica.

Articolo di Gino Pascucci

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